Nel cuore di una foresta, lontana dai sentieri battuti e dai paesi abitati, in una capanna piena di ninnoli e piante, viveva una maga dai capelli ricci e fulvi. La maga coltivava erbe medicinali per farne intrugli melmosi e puzzolenti che poi conservava nella sua dispensa. Le sue mani si muovevano agilissime nelle preparazioni anche più minuziose, ed era talmente meticolosa da non far cadere nemmeno una goccia. E le sue pozioni funzionavano sempre. Spesso dal paese donne anziane o giovani coppie salivano sino alla sua catapecchia in cerca di incantesimi o infusi d’amore. La maga era talmente stufa delle solite banali richieste delle persone che aveva iniziato a cacciarli via tutti. Quando i più insistenti bussavano ripetutamente alla sua porta lei usciva e li prendeva a calci fino a quando non decidevano di andarsene. Ormai odiava essere disturbata e odiava la gente. Fece un cerchio di fumo con le sue erbe affinché la casa sparisse alla vista umana. Una volta all’anno, però, scendeva in paese per rifornirsi di sale e quando lo faceva non passava mai inosservata. I capelli ricci e arruffati, la barbetta sul mento, lo sguardo severo sotto folte e incolte sopracciglia scure, i seni prominenti coperti da vestiti ingombranti e lanosi, le erbe che spuntavano da una bisaccia legata in vita: incuteva un timore reverenziale che ammutoliva al suo passaggio.
Ciò che più di tutto la maga amava fare era prendersi cura delle rose del suo giardino, che erano diventate per lei un’ossessione.
Un giorno la maga vide la sua rosa più bella appassire e non voleva accettare che morisse così giovane. Così recise il fiore dal suo gambo e lo cosparse con una polvere rubata alle fate. Fece altrettanto con tutte le rose del suo giardino. Attese cinque giorni e cinque notti. All’alba del sesto giorno dai boccioli recisi spuntarono delle piccole ninfe. Le ninfe delle rose, che avevano il cuore di fata, abbandonarono il giardino della maga per fuggire nella foresta. La maga vide le sue rose volare via, sollevò il suo ampio gonnellone e le rincorse a perdifiato per acchiapparle e imprigonarle nel suo giardino, ma non riusciva a stare al passo.
Le ampie gonne di rosa delle ninfe si gonfiavano e si sgonfiavano così che alla fine raggiunsero un grande albero ai cui piedi, quasi coperto dalle radici, c’era una piccola apertura che sembrava una specie di porta. Le ninfe delle rose vi entrarono una ad una, mentre la maga, vedendole, corse per cercare di acciuffarne qualcuna ma le sparirono tutte da sotto il naso.
Per la rabbia i suoi capelli cambiarono colore passando dal rosso, al verde, al giallo, al fucsia… fino al nero, un nero così profondo che pareva il buio più totale. Le sue ninfe erano fuggite e aveva terminato tutta la polvere di fata. Il suo giardino di rose sarebbe appassito.
Le ninfe sbucarono in un bosco incantato. Guardavano ammirate la bellezza di quel luogo magico in cui erano giunte.
Entra anche tu nel bosco incantato
(Clicca sull’albero)
Scritto da: Consuelo Laganà
Illustrato da: Roberta Lami