“- Eccolo là – rispose Geppetto: e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola col capo girato sur una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto” (Collodi, Le avventure di Pinocchio, 214).
Già un miracolo. Pinocchio era un miracolo di burattino. Adesso giace in un angolo, svuotato della sua stessa essenza, come un involucro senza più vita, come un cadavere. Un burattino che va verso la sua morte per rinascere umano e sentirsi finalmente parte di quella società che tanto lo disprezzava.
Ma cosa ci sarà di tanto bello nel diventare come uno di noi, mio caro Pinocchio?
Certo, li hai fatti sudare a tutti quelli là che cercavano di piegarti. E ci hanno provato a spezzarti l’osso del collo, a bruciarti e affogarti. Ma tu, Pinocchio, in barba a chi ti voleva male, sei sempre sopravvissuto. Ti hanno legato a una catena facendoti abbaiare come un cane, ti hanno reso asino perché i loro noiosissimi libri non li volevi leggere, ti hanno imbrogliato, deriso e si sono approfittati della tua ingenuità. Perché tu del mondo non sapevi proprio nulla, ed era questo ciò che provavi a fare: sapere. Ma che avrai mai fatto di male, dopotutto. Forse è perché eri veramente libero. Un burattino senza fili? Non s’è mai visto. Hai resistito, ce la stavi quasi facendo ad andare contro tutto e tutti, persino contro il tuo Babbo, pur di essere te stesso e di scoprire la vita a modo tuo.
In fondo ti capisco, Pinocchio, quando hai il mondo contro che ti dice costantemente che sei sbagliato è difficile rimanere burattino senza fili. “E se i fili non ce li hai” cantava Bennato “allora sono guai”. Tu, Pinocchio, i fili li devi avere, o come burattino, o come uomo, ma li devi avere, perché altrimenti non possiamo controllarti. I ribelli non ci piacciono. Non puoi essere l’eccezione.
E alla fine, mio adorato Pinocchio, un bambino vero lo sei diventato. Un bambino buono e ubbidiente. Adesso puoi far parte di questa società perché sei come noi. Adesso non sei più una minaccia, perché i burattini senza fili non li riusciamo a controllare, ma gli uomini sì. Gli uomini li conosciamo bene. E loro i fili ce li hanno.